La costante diffusione della microcriminalità impone la necessità di sorvegliare le proprie cose ed anche di proteggere le persone. L'evoluzione tecnologica, con la disponibilità di nuovi componenti elettronici a stato solido, a partire dagli anni '70 ha reso possibile la realizzazione di sistemi di allarme a basso costo, sostanzialmente semplici nell'uso e adeguatamente affidabili. Queste premesse servono solo per spiegare l'origine dei sistemi elettronici di allarme, mentre la notevole diffusione è dovuta a molteplici ed evidenti dimostrazioni della loro utilità. La disponibilità di microprocessori e di programmi specifici, insieme all'utilizzo di nuovi principi fisici nelle tecniche di rilevazione, consentiranno nei prossimi anni ulteriori significativi progressi. Diventa quindi sempre più necessaria la conoscenza dei principi di funzionamento delle apparecchiature che compongono un sistema di allarme, oltre alla comprensione dei criteri che conducono alla scelta del sistema adatto alle proprie esigenze. Solo così l'acquisto diventa consapevole, cosciente, si evitano malintesi e delusioni, e false sensazioni di sicurezza. Questa breve guida vuole essere un modesto contributo alla conoscenza dei sistemi che segnalano le intrusioni, chiamati - forse impropriamente - antifurto, ma spera anche di stimolare l'attenzione, la prudenza, la prevenzione. I sistemi di sicurezza segnalano la violazione di una delle zone protette. I sistemi più diffusi sono quelli "filari" cioè dove le varie apparecchiature che compongono il sistema sono collegate tra loro tramite cavi schermati. Normalmente un sistema antifurto è costituito da una centrale elettronica di controllo manovrata dall'utente attraverso attivatori (tastiere, telecomandi, chiavi elettroniche). Alla centrale sono collegati gli organi sensori per rilevare le intrusioni. In caso di allarme la centrale mette in atto le azioni per cui è stata programmata (far suonare sirene, attivare avvisatori telefonici automatici, comandare accensioni di luci, etc.).
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